Backstage Elezioni 2013: Seggi, Seggiole e quant’altro…
24-25 febbraio, Arconate (MI)
“Ma perché non piove mai quando ci sono le elezioni?”, cantava Giorgio Gaber.
Già… Ma i tempi che corrono sembrano smentire anche le verità più certe, come dimostrano queste inedite elezioni di fine febbraio, segnate dal freddo infausto dell’inverno. Un freddo che rende poco sopportabile tutto l’ambaradam che ruota attorno all’evento principale della nostra beneamata democrazia. Tristi e scontenti, eccoci, dunque, ad andare a votare con la neve e il maltempo, orgogliosi della nostra coscienza civile, o a non andare, ugualmente orgogliosi seppur un poco riprovevoli e pigri. Comunque, che si vada a votare oppure no, l’evento “elezioni 2013” ha comunque spaccato la nostra domenica di riposo, imponendoci perlomeno una scelta, e sta condizionando ineluttabilmente l’inizio della settimana, soprattutto dal momento in cui il derby di Milano è finito in parità, pari e patta e nessuno sconfitto. Tutto il nostro istinto ludico, di bambinoni inclini a dividere il nostro universo in vincenti e perdenti, è così proiettato agli exit poll di oggi, lunedì 25 febbraio 2013, e alle dirette televisive su La7, Rai uno o… Italia 1! Così, in un clima da Sisal, ci prepariamo a vedere se il nostro cavallo di punta non avrà tradito le attese e se la nostra scommessa sarà ripagata.
Siamo, infatti, soliti a concepire le elezioni come un evento a sé stante, alla stessa stregua di una finale mondiale, e non come un punto di partenza per un futuro diverso. Forse perché siamo stati disillusi. Forse perché ci è stato insegnato, dalle esperienze passate, che nulla cambia e si recita sempre lo stesso dramma sotto il cielo italiano. La politica è una ruota che gira, ma il mondo… Già, il nostro mondo prosegue imperterrito a recitare lo stesso spartito, assolutamente indifferente ai nuovi propositi di presunti rivoluzionari o alle magagne di chi già c’era e continuerà a esserci. Tuttavia, è indubbio che, in quanto cittadini, abbiamo anche il potere di sognare un domani migliore, un domani in cui i nostri ideali si sposeranno con la realtà effettuale, senza più paura di smentite. Viva la politica, mi vien da dire, perché è solo con essa che i nostri sogni collettivi possono incarnarsi in qualcosa di più concreto di un’idea…
Per qualche ora, il luogo più mondano delle nostre cittadine (la mia è Arconate) è stato e sarà il seggio elettorale, piccolo spaccato di una società imperfetta. Volendo passare delle ore al seggio, si ha la possibilità di osservare diverse categorie sociali, tutte buffe. Come angeli custodi del voto, implacabili prezzemolini della vita politica cittadina assillano gli scrutatori e i votanti con la loro scomoda e inutile presenza: nelle migliori intenzioni, volendo vigilare sulla regolarità di un momento catartico. Nei fatti, aspirando a un comodo cadreghino per il futuro o quantomeno alla stima del potente di turno, che si recherà a sua volta a votare nelle ore più convulse per lanciare l’ultimo e disperato appello ai malcapitati astanti. Spilla di partito, vestitino della domenica e espressione compiaciuta tracciano il loro identikit. Visibilità, onore e fama il loro profilo psicologico.
In qualità di attori non protagonisti, invece, ci sono i burocrati, gli impiegati del Comune, di cui conosco le sorti, armati di santa pazienza per soddisfare qualunque richiesta e alle prese con veri e propri casi umani. Dall’italiano all’estero che si presenta al seggio per votare in Italia, a quello che possiede il dono dell’ubiquità, risultando avere trentamila dimore e nessuna residenza, a chi ha semplicemente perduto la tessera elettorale, che è sempre un miracolo ritrovare lì, nel proprio cassetto, la domenica.
Come non sottolineare, poi, l’espressione stanca degli scrutatori, con la faccia da ore piccole, soprattutto al lunedì mattina, esausti dall’alienante compito di ripetere nome e cognome dei votanti per ore e ore e di consegnare a loro tessere multicolor e matita in un identico gesto. Son dolori, poi, quando arriva il momento dello spoglio finale, tra le pressioni dei prezzemolini di cui sopra, in un andirivieni continuo, e la difficoltà di validare o meno equivoche crocette. Come fa una semplice crocetta a essere equivoca è un interrogativo, poi, da porsi, perché in esso è inscritto il sacro mistero del voto elettorale.
E infine ci siamo noi, noi che meritiamo un elogio per la nostra fedeltà alla causa, noi che compiamo un’azione etica, frutto di riflessioni e scelta, convinti a votare per l’una o per l’altra fazione, noi artefici del nostro destino, che eleggiamo i nostri rappresentanti (porcellum permettendo) con speranzosa fiducia, e che con l’ultimo filo di voce sussurriamo: “…che vinca il migliore!”. O il meno peggio, che è già qualcosa…
Stefano Airoldi,
Una Satira delle Elezioni 2013
da Arconate (MI)
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