Gabo e l’Amore ai Tempi del Colera: Riflessioni
Il 17 Aprile 2014 Gabriel García Márquez, il mio scrittore preferito, i cui libri sono sempre stati sul comodino del mio letto, tanto nei giorni più bui che in quelli più luminosi, ha cessato la sua vita mortale per continuare naturalmente a essere un mito.
Gabriel García Márquez, soprannominato affettuosamente Gabo, rimane uno dei più grandi scrittori del Novecento e uno dei più sagaci cantori delle contraddizioni di Inferno e Paradiso dell’America Centro-Meridionale. Con la sua penna, intrisa di un’impareggiabile ironia e di grande spirito critico, Gabo ha inventato personaggi immaginari in possesso di un’umanità più vivida e reale di quella di tanti abitanti del nostro tempo.
La forza dei romanzi di Gabriel García Márquez sta proprio nella caratterizzazione dei personaggi, tanto profonda da renderli quasi delle caricature. In una delle sue opere più celebri, “L’Amore ai Tempi del Colera“, Márquez prende per mano il lettore e lo guida a scoprire le infinite sfaccettature del sentimento più universale, capace di non perdere di intensità nonostante il passare di decenni ed eventi sconvolgenti (come se il tempo si fermasse d’incanto), attraverso le vicende di tre personaggi indimenticabili: Florentino Ariza, l’Eros Irrazionale, il dottor Juvenal Urbino, l’Eros Convenzionale, e Fermina Daza, la donna più bella dei Caraibi e punto di convergenza tanto del desiderio di Florentino Ariza quanto di quello del Dottor Juvenal Urbino. Come ben sanno i lettori di questo splendido romanzo, con un colpo di genio Gabriel García Márquez riuscirà nella sintesi impossibile di accontentare sia l’Eros Irrazionale che quello più Convenzionale, permettendo al sentimento amoroso di trionfare su tutto. Si può aspettare un amore per 53 anni, 7 mesi e 11 giorni? Forse sì, perché la posta in palio vale sicuramente l’attesa.
Invito chi non ha ancora letto questo romanzo a fiondarsi nella libreria più vicina a casa e spendere pochi euro per accaparrarselo. A chi è rivolto questo classico della letteratura mondiale? Banalmente, a tutti. A chi crede nella potenza dell’amore e nella sua invincibilità. A chi crede di avere una missione nel mondo e non è destabilizzato né da questo né da quel fatto, ma continua imperterrito a proseguire nel suo cammino. A chi è appassionato di Sudamerica e vuole, anche solo con la fantasia, respirare l’aria torrida dei Caraibi e apprezzare le meraviglie della natura. A chi non crede negli eroi e sa benissimo che l’uomo e la donna sono creature molto imperfette, con debolezze che fanno sorridere e in cui ci si identifica.
Personalmente, in questo romanzo ho trovato un fedele alleato, un amico a cui confidare i miei tormenti, un padre capace di consolarmi e spiegarmi con semplicità la quintessenza dell’Eros, più di tante riflessioni sull’amore.
Confuso e ferito da un destino beffardo, Florentino Ariza mi ha insegnato la capacità di aspettare, il dottor Juvenal Urbino mi ha ribadito che non tutti siamo uguali e c’è chi nasce per essere un vincente di default, Fermina Daza mi ha fatto capire i ragionamenti che si celano dietro le scelte di una donna.
La vita è più semplice di ciò che sembra. A volte, un romanzo può illuminarci la strada.
Senza spingermi in analisi letterarie e in disquisizioni troppo verbose, celebro la grandezza di Gabo per questo motivo: perché in tutti i suoi romanzi ritrovo sempre la Vita, con le sue logiche e le sue imperfezioni.
Stefano Airoldi
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