Il Tiki Taka di Guardiola e l’Idealismo Assoluto di Hegel
Riflessioni da Fantacalcio
Scrivere un nuovo articolo sul Tiki Taka, nel 2014, potrebbe inutilmente appesantire di parole la già esaustiva letteratura che ruota attorno a questo strano modo di giocare a calcio. Inoltre, “Letterariamente SEO” non è un blog sportivo e il 2014 non è stato propriamente l’anno che ha visto trionfare il Tiki Taka, né a livello di club né di Nazionali.
Piuttosto, l’ascesa di questa filosofia calcistica, basata sulla qualità degli interpreti, il possesso palla, lo sfruttamento intelligente degli spazi e un pressing organizzato, mi ricorda (visionario qual sono…) la filosofia idealistica di Hegel, naturalmente a patto d’intendere quest’analogia a un livello di astrazione molto, molto alto, che non porti a identificare, ad esempio, la brutalità del tifo sportivo all’amore disinteressato per il sapere. Insomma, astraendo fino quasi a vaneggiare calcio!
Eppure, il concetto che anima queste due filosofie (a suo modo, anche il Tiki Taka lo è!) è a tratti il medesimo. Vogliamo provare a trovare le somiglianze?
“Il Reale coincide con il Razionale”
Secondo la concezione filosofica dell’idealismo tedesco, affermare che la realtà esista solo in relazione a un soggetto pensante che ne abbia esperienza, come sosteneva il kantismo, non basta più. Secondo gli idealisti, non ha alcun senso concepire l’esistenza di una cosa in sé, al di là dell’esperienza del soggetto, neppure come concetto-limite. Tutto ciò che esiste è l’oggetto di un’Idea, la manifestazione concreta della Ragione. Hegel considera la presenza di un Assoluto razionale sotteso alla Realtà materiale. In questo modo, ogni cosa reale è razionale e viceversa, non c’è niente fuori posto.
A un livello metaforico, anche il Tiki Taka introdotto da Guardiola nel 2008 e poi portato avanti da Del Bosque e Vilanova, presenta un livello di razionalità meticolosa, quasi sconosciuto nella storia del calcio. Ogni elemento presente sul rettangolo di gioco è in ordine. I giocatori sono collocati nelle posizioni appropriate, le linee di passaggio sono perfette, la disposizione della squadra in campo è la rappresentazione impeccabile della tattica pensata dall’allenatore. In pratica, il Tiki Taka è metafisica calcistica, un modello di gioco in cui i 90 minuti del match celebrano la coincidenza fra le Idee di un geniale mister e la Realizzazione concreta di esse ad opera dei suoi giocatori. Xavi, Iniesta, Fabregas e Messi sono stati per anni le istanze di una Ragione Assoluta, a tratti talmente perfetta da entusiasmare anche gli spettatori avversari.
“Il vero è l’intero”
Continuando con le analogie, andiamo ad analizzare ora forse il più famoso concetto della filosofia hegeliana, la dialettica. Secondo Hegel, “il vero è l’intero”, cioè la verità (e quindi, per la coincidenza prima illustrata tra Ragione e Realtà, l’essenza stessa del reale) è un movimento dinamico che, attraverso il superamento di un’opposizione concettuale, giunge a una sintesi, che è riaffermazione potenziata della tesi di partenza. La verità e la realtà hanno una natura processuale, consapevole del negativo (dell’Altro-da-Sé, dell’opposizione dialettica) e capace di vincerlo.
Il Tiki Taka è la trasposizione calcistica della dialettica hegeliana. Il risultato finale delle partite di Guardiola non è quasi mai lasciato al caso, all’episodio, alla giocata del singolo, ma ha un connotato processuale, deriva dalla prestazione nel suo complesso e dal modo in cui la squadra ha giocato nei 90 minuti contro l’opposizione (spesso solo passiva!) dell’avversario; e il campo ha quasi sempre sancito la riaffermazione potenziata del Tiki Taka, dato che in un determinato periodo storico il Barcellona e la Spagna sono state squadre imbattibili.
“Lo Storicismo”
Secondo l’idealismo assoluto di Hegel, l’indagine sulla realtà tipica di ogni riflessione filosofica non può che coincidere con la Storia, essendo il Reale uguale al Razionale. In questo modo, tutto ciò che esiste o è esistito al mondo, o esisterà in futuro, è inserito in una cornice di senso. I singoli passano, ma l’Idea sottesa al divenire della realtà rimane e guida la trasformazione delle diverse molteplicità.
Così, il Tiki Taka come ideale di gioco ha visto, accanto a interpreti di prim’ordine, degli illustri comprimari, che individualmente magari saranno completamente dimenticati, ma inseriti in un’idea di calcio tanto grandiosa hanno raccolto successi epici. La coralità delle squadre di calcio di Guardiola o Del Bosque mi ha ricordato molto l’ideale hegeliano dello storicismo, di una realtà cioè che lega tutte le singolarità verso un unico scopo, al di là della contingenza del momento.
La crisi del Tiki Taka e la crisi dell’idealismo
L’ultima analogia tra Tiki Taka e idealismo assoluto di Hegel è il modo in cui sembrano tramontare le due “filosofie”. Partendo, come al solito, dalla filosofia propriamente detta, si può notare come il più importante sistema concettuale in grado di scalfire le tesi dell’idealismo sia stato il materialismo dialettico, che soprattutto con Marx ha conservato alcuni concetti del precedente paradigma filosofico (in primis, la dialettica), ma ha completamente abolito il concetto di Idea e di Realtà come manifestazione concreta di una Ragione Assoluta, considerando la questione ontologica in senso materialistico, socio-economico e riscoprendo la corporalità dell’umano.
Manco a dirlo, la stessa fine a cui sta andando incontro il Tiki Taka, con l’imporsi di un calcio più fisico, atletico, veloce. Un calcio dove la Spagna, la Nazionale n°1 al mondo ed esponente ante litteram di un modello calcistico “idealista”, nelle sere di un Mondiale brasiliano può prendere 5 gol in 60 minuti e perdere la successiva partita contro la grinta di un Cile organizzato e operaio, chiudendo amaramente uno dei più importanti capitoli della storia del football.
Stefano Airoldi
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