Quando ero adolescente, mi divertivo spesso a ridere dei miei genitori che non capivano l’epoca moderna, ero convinta che io avrei capito tutto, le nuove tecnologie, i nuovi problemi, le nuove mode, ero convinta…
Poi ho sentito la parola Cyberbullismo per la prima volta.
Quando andavo alle medie o alle superiori, il computer non si usava molto, mi sono iscritta a Facebook quando ero già maggiorenne e non ricordo di aver subito mai episodi di Cyberbullismo, forse qualche battutina di troppo ma nulla di più.
Inizialmente non capivo questa problematica che affligge le nuove generazioni e mi stupiva non comprenderla data la mia giovane età…
Non sono più adolescente da ormai una decina di anni, eppure ho faticato a capire, per questo ho iniziato a informarmi, a parlare con gli adolescenti con cui sono venuta in contatto, volevo sapere tutto di questa nuova forma di bullismo.
Secondo il vocabolario italiano, un cyberbullo è una persona molesta o prevaricante che compie le sue azioni tramite strumenti telematici. Ma ciò che è sorprendente, secondo me, è il comportamento delle sue vittime: suicidi, tentati suicidi, abbandono degli studi, bulimia, autolesionismo, e tutto questo magari per un brutto commento lasciato sotto una foto.
Per capire questo fenomeno ho cercato di tornare con la mente all’adolescenza.
Quante insicurezze, quanta fragilità, volevo piacere a tutti, uscire con le persone più popolari, le solite cose insomma, immaginatevi tutto ciò che a quell’età si desidera. Ora, tutto questo può essere distrutto da un commento, dove le vite virtuali diventano più reali di quelle vere, dove con gli amici si scherza solo da dietro allo schermo e si tende ad alienarsi dal mondo.
Il ministero dell’istruzione ha creato una tabella che ci illustra il perché delle pericolosità di questo bullismo rispetto a quello “tradizionale”.
Per prima cosa, il bullo è una persona reale, che si può identificare e punire. Il cyberbullo, invece, molte volte è anonimo e risalire a lui per uno studente o per i suoi genitori è quasi impossibile. L’offesa del cyberbullo può fare il giro del mondo, infangare l’intera vita di un adolescente, arrivando persino alle persone più lontane, come ad esempio amici che vivono in altre città. Inoltre, il cyberbullo può trovare altri “complici” in Rete e deridere il malcapitato insieme a più persone.
Cyberbullismo: il profilo psicologico del Cyberbullo
Molti studi psicologici hanno identificato il prepotente del web come una persona insicura che, grazie alla tecnologia, può passare da passivo ad attivo senza però farsi vedere.
Il carnefice è semplicemente, nella maggior parte dei casi, una preda nella vita reale, una persona debole che a sua volta è stata spesso derisa. Questo genere di persone vede la prepotenza sui social come l’unico modo per rivalersi sugli altri, commenti cattivi e battutine lo fanno sentire gratificato e meno passivo verso ciò che sta subendo nella vita reale. Ovviamente questa è solo una tipologia di cyberbullo, ci sono poi gli annoiati, ragazzini che commentano con frasi cattive perché non riescono a dare sfogo alla propria personalità, quelli che seguono la massa, per non passare da “sfigati” e quelli che invece sono veramente sadici e crudeli e creano disagio solamente per divertimento.
Cyberbullismo: Come si aiutano le vittime di violenza telematica?
Per prima cosa è indispensabile parlarne, ovunque, a casa, sui social, nelle scuole, far comprendere all’adolescente che dall’altra parte dello schermo c’è semplicemente una persona debole, chiedere aiuto a insegnanti o psicologi in caso di bisogno, se viene violata la privacy rivolgersi alle forze dell’ordine o alla polizia postale, cercare di abbattere le insicurezze della vittima, facendola sentire a suo agio e protetta.
Detto questo, anche noi non siamo del tutto innocenti, quante volte abbiamo riso per una cattiveria?
Casi come Cantone e Leotta non riguardano dei sedicenni, ma persone adulte che in teoria dovrebbero essere mature. In pratica oltre a dare il cattivo esempio dimostrano ogni giorno che l’adolescenza non è una questione di anni ma di mentalità. Nel nostro piccolo se vogliamo preservare i nostri figli, fratelli, cugini, alunni, noi per primi dobbiamo dare il buon esempio, dimostrare che i bulli sono solo persone insicure e non rafforzare le loro cattiverie.
Prima di scrivere un commento cattivo, condividere un video offensivo o una foto che deride qualcuno, usiamo il cervello, pensiamo se in quel video, commento, foto ci fosse qualcuno a cui teniamo per davvero.
Nella vita bisogna sempre riflettere prima di compiere un’azione, altrimenti si diventa semplici animali, leoni da tastiera senza una propria personalità.
Riempiamo le nostre vite di affetti e cerchiamo di realizzarci, non giudichiamo: Internet è una finestra sul mondo, lasciamo che da questa finestra entri solo la brezza.
Alice Locatelli
No Comments